IDROKINESITERAPIA: termine che deriva dall’unione delle parole greche HYDOR (acqua), KINESIS (movimento) e THERAPIA (guarigione) non è solo la terapia tramite l’acqua, ma anche e soprattutto la terapia tramite il movimento terapeutico gestito dall’operatore in acqua.
Sfruttando le specifiche proprietà fisiche dell’acqua l’idrokinesiterapia è indicata sia come mezzo di preparazione fisica in vista dell’intervento chirurgico, sia come efficace strumento riabilitativo nella fase di rieducazione post-operatoria e post-traumatica, nelle patologie pediatriche come in quelle geriatriche, nelle problematiche neurologiche, cardiovascolari e reumatologiche.
Gli effetti fisiologici dell’acqua si esprimono su tutti gli apparati:
- A livello dell’apparato cardiocircolatorio: aumento del ritorno venoso e riduzione degli edemi.
- A livello dell’apparato respiratorio : aumento del lavoro di ventilazione polmonare grazie all’azione della pressione idrostatica sul torace.
- A livello dell’apparato muscolo-scheletrico: effetto mio rilassante e linfodrenante dell’acqua, riduzione delle contratture e conseguente miglioramento dell’ampiezza dei movimenti, inoltre la progressione nell’immersione favorisce una graduale ripresa del carico.
- A livello del sistema nervoso centrale e periferico: l’immersione ha un effetto rilassante e analgesico , specie sui dolori cronici, è uno stimolo sensoriale e di presa di coscienza del corpo, rieducando il paziente ad un corretto sistema motorio e propriocettivo.
- Effetto termico: la vasca riabilitativa (che deve avere una temperatura compresa tra i 32° e i 36°) favorisce la vasodilatazione periferica valorizzando gli scambi metabolici e gassosi e diminuendo la sensibilità algica periferica.
Il programma di riabilitazione va impostato dopo un’attenta valutazione dei bisogni del paziente e degli obiettivi prefissati. Generalmente la rieducazione in acqua si compone di due o tre sedute settimanali per un periodo variabile in relazione al grado di disabilità individuale.
Il terapista struttura la seduta in piscina variando tre fattori principali : il livello dell’acqua, la posizione del paziente e gli ausili utilizzati.
Il paziente viene dunque guidato alla guarigione attraverso l’interazione e la connessione che si viene a sviluppare in acqua che non cambia solo l’approccio al movimento, ma anche l’umore, e permette al paziente la gestione della propria autonomia senza fermarsi per le limitazioni articolari o per il dolore.
Laura Fantinato